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In quello stesso istante, sdraiato scompostamente sul pavimento lurido della cella in cui si erano rifugiati, Raistan aprì gli occhi di scatto, saltando a sedere con un sobbalzo e un ringhio. Il movimento brusco diede il colpo di grazia al suo stomaco già duramente messo alla prova dalla veglia forzata, e l'olandese si voltò di lato, vomitando i resti del suo ultimo pasto tra un mare di imprecazioni nella sua lingua madre. Si accorse di quello che stringeva ancora in mano e lo lasciò cadere con un sibilo di dolore. Il proiettile. Il proiettile d'argento che aveva tenuto chiuso nel palmo fino a quel momento per impedirsi di scivolare troppo in profondità nel sonno. Un vero tormento, ma aveva funzionato, anche se si sentiva da schifo, debole e con le vertigini che riacutizzavano la nausea, facendogli soltanto desiderare di chiudere di nuovo gli occhi e di dormire, dormire sul serio. Ma cos’era che lo aveva svegliato? Gli era parso di sentire qualcosa, forse il grido di una donna in lontananza, o forse era stato solo un sogno. Le femmine a cui si accompagnava d'altronde erano tutte lì con lui, non...
Fu con orrore assoluto che si rese conto che, invece, due di loro mancavano all'appello: l'umana, e Pam. Imprecò di nuovo e guardò l'orologio, poi tentò di alzarsi, ma era come se le gambe non gli appartenessero e dovette aggrapparsi al muro per riuscirci, sgomento per la sensazione di debolezza e stordimento che lo attanagliavano. Come avrebbe fatto ad affrontare un nemico, in quelle condizioni?
Si impose di non pensare, ma di agire soltanto. Una volta in piedi sulle gambe malferme, estrasse le sue fedeli pistole e controllò che entrambe fossero operative, poi prese un lungo, inutile respiro e barcollò fuori dalla squallida stanza.
“Voglio sapere da chi è composto il vostro gruppo, e lo voglio sapere adesso. E tu me lo dirai, cara, se non vuoi che faccia molto male ai tuoi amici. Con Eric mi sono già divertito, in parte, come puoi vedere tu stessa, ma perché porre dei limiti? Ho tanto tempo... tutto il tempo del mondo... e mi occuperò di tutti quelli che osano sfidarmi. Li schiaccerò come insetti, e inizierò proprio da loro... e da te. Allora, te lo chiedo per l'ultima volta: chi siete?”
Sookie, legata a una sedia con robuste corde, distolse lo sguardo da quel viso che una volta aveva amato, ma che ora le appariva del tutto estraneo, nonostante i suoi lineamenti non fossero cambiati. Eppure era come se qualcosa strisciasse là sotto, come una presenza aliena, che lo modificava in maniera impercettibile rendendoglielo repellente. Qualcosa di innominabile indossava il corpo di Bill, ma di tanto in tanto si agitava, come se fosse un vestito troppo stretto che non vedeva l'ora di togliersi.
“Chi siamo? Siamo un esercito, stronza. Entro poche ore avrai addosso tutti i vampiri della Louisiana, del Texas e del Massachusetts, ti basta? Appena sarà buio...”
Billith rise, di una risata piena di crudele allegria.
“Prima che sia buio manca ancora molto tempo, e possono succedere tantissime cose, umana. Il tuo amico Eric, laggiù, potrebbe morire fra atroci sofferenze, e lo stesso la sua irritante progenie...”
Rivolse un gesto noncurante con la mano verso i due vampiri privi di sensi, ed entrambi presero a contorcersi sui lettini a cui erano legati, per poi cominciare ad urlare come se argento liquido scorresse nelle loro vene. Sookie cercò di strattonare le robuste corde che la trattenevano e urlò a sua volta, sopraffatta dal riflesso della sofferenza di Eric, che le giungeva affilata come la lama di un rasoio. Quando iniziava a pensare che avrebbe perso i sensi per il dolore, e ad augurarselo, la spaventosa sensazione sparì, lasciando il posto alla paura. Se con un semplice cenno Billith riusciva a infliggere un simile tormento, non osava immaginare quali fossero i poteri che non aveva ancora rivelato.
“Allora, dimmi con chi sei venuta. Percepisco altre presenze, qui attorno, ma non intendo perdere il mio tempo cercandoli. Questo posto è piuttosto grande, come ti sarai accorta tu stessa. Parla, dimmi chi sono e dove sono rintanati, e forse ti ucciderò per prima, risparmiandoti tante inutili sofferenze.”
“Sei una dea, no? Dovresti essere onnisciente. Cercali da sola.”
Una nuova, spaventosa fitta, molto più forte della precedente, la fece urlare di nuovo. Era come se un artiglio la stesse stritolando dentro, rendendole quasi impossibile respirare, non solo parlare. Tentò lo stesso di chiudere la mente come aveva appreso in tutti quegli anni di convivenza con la telepatia, ma non riuscì a impedirsi di visualizzare i visi dei suoi compagni, temendo per la loro sorte, e quando il dolore scomparve e lei rialzò la testa, vide un sorriso trionfante emergere sul viso di Billith.
“Tara? La mia adorabile Jessica? Isabel? Sua Maestà si è davvero scomodata ed è venuta fin qui dal Texas? Che dolce, non vedo l'ora di ringraziarla di persona. E poi, chi altro c'è? Solo femmine? Cos'è, il club del cucito di Bon Temps in gita parrocchiale al Briarcliff? Lasciami vedere, ragazza, non ti opporre...”
Con uno scatto fulmineo, Bill si portò con il viso a breve distanza di quello di Sookie, che strizzò gli occhi e voltò la testa, per cercare di impedirgli di incantarla. Sentì la sua mano gelida appoggiarlesi sulla fronte e scosse il capo con disgusto, ma fu tutto inutile. Ebbe la sensazione che qualcosa strisciasse in lei e urlò ancora, di paura e di rabbia, poi il contatto si interruppe bruscamente. Quando riaprì gli occhi, Billith la stava fissando con un sorriso incredulo.
“Sul serio? Lui è qui? Quel bastardo di un olandese ha avuto l'ardire di accompagnarvi, ben sapendo chi avrebbe dovuto affrontare?”
“Evidentemente lui non è un codardo, e non si va a nascondere come fai tu! Sì, è qui, e te la farà pagare!” gridò Sookie, riversando tutto il suo odio, il suo terrore e le sue speranze in quelle parole. Ma perché quell'affare era tanto felice di sapere che c'era anche Raistan? Forse avevano qualche conto in sospeso dalla volta in cui l'avevano liberata dalle fate? O forse si conoscevano da prima? In ogni caso, la malsana allegria di Bill la preoccupava a morte.
Lui, o lei che fosse, tuttavia, non l'ascoltava più: sembrava concentrato su qualcos'altro, anche se quel folle sorriso non era scomparso del tutto dal suo volto. Senza dire una parola, la cosa chiamata Billith sfrecciò verso la porta e lasciò Sookie da sola con i due vampiri privi di sensi.
Raistan tentava di scivolare lungo i corridoi immersi nella semioscurità nel massimo silenzio possibile, i sensi tesi verso le voci che di tanto in tanto lo squarciavano. Aveva sentito con chiarezza delle grida, anche maschili, ma quel posto di merda era un dedalo di scale, angusti corridoi, celle, e nelle condizioni fisiche in cui era lui, riusciva a individuare con molta difficoltà la direzione da seguire. Aveva l'impressione che fossero i muri a scorrergli accanto, non lui a camminare, e le pistole gli sembravano pesanti come macigni. Ogni volta che entrava in una stanza, per ispezionarla, aveva la tentazione di lasciarsi cadere sul pavimento per dormire; una vocina malefica, nella sua testa, non mancava di informarlo quasi di continuo sul disastro a cui stava andando incontro, se non si fosse concesso un po' di riposo vero. Eppure, tutte le volte in cui era stato sul punto di farlo, un nuovo grido di dolore lo aveva strappato al suo proposito e lo aveva costretto a proseguire, maledicendo Pam, Northman, l'America con le sue merdate integraliste e anche il Briarcliff, con i suoi labirinti.
Anche il suo senso dell'orientamento stava facendo cilecca: certe svolte gli sembravano familiari, come se le avesse già imboccate, e si accorse con sgomento di non sapere più a che piano si trovasse. Il sudore rossastro gli inondava il viso costringendolo ad asciugarlo spesso con l'avambraccio, e il malessere alla bocca dello stomaco non gli dava tregua. Tradotto in parole povere, un bello schifo.
Dopo più di mezz'ora di cammino senza meta, entrò in una cella e sfilò il cellulare dalla tasca dei jeans neri. Voleva mandare un messaggio a Shibeen e farsi richiamare al più presto. Forse sarebbe finalmente riuscita a suggerirgli un modo per uccidere il nano demoniaco. O forse voleva solo sentire la sua voce, cazzo. Pensò di scrivere qualcosa anche ad Emma, la sua bellicosa umana, nel caso non fosse più tornato. Non voleva che pensasse che se n'era andato, abbandonandola. Lui non abbandonava mai nessuno, semmai gli accadeva sempre il contrario, era il suo destino. Aveva pensato a lei in più occasioni, in quei giorni; un paio di volte era stato anche a un passo dal chiamarla, ma poi aveva perso il coraggio, e adesso era tardi. Se solo fosse uscito vivo da quella merdosa situazione, avrebbe tentato di farle capire quanto contava per lui, e quanto la sua presenza lo facesse stare bene. Se solo...
“Merda!” sibilò, quando si rese conto che all'interno dell'edificio non c'era campo e che era impossibile inviare i messaggi. Subito dopo, uno scricchiolio lo gelò sul posto: qualcuno si stava avvicinando. Un umano non avrebbe percepito niente, ma non era facile ingannare il suo udito da vampiro. Sfrecciò fuori dalla cella e si guardò intorno con frenesia, alla ricerca di un luogo in cui appostarsi, ma non c'erano altro che celle, una dopo l'altra, alcune sbarrate, altre aperte e oscure come orbite vuote.
“Yu-huuuuu... Van Hoeck... sento il tuo odore... sento la tua paura... sto venendo a prenderti, e ti prometto che vedrai l'inferno molto da vicino... “
La gioia feroce che Raistan percepì in quella voce, ormai pericolosamente vicina, gli fece sobbalzare il pomo d'Adamo. Guardò in alto, poi spiccò un salto, aggrappandosi prima con le mani e poi con le gambe a un'asta metallica che attraversava in perpendicolare il corridoio e recuperando le pistole che aveva cacciato frettolosamente nelle tasche dei jeans. Un attimo dopo, una figura sbucò da dietro l'angolo e si incamminò con andatura furtiva lungo il corridoio.
'Vieni, bastardo, vieni a tiro, sfido chiunque a sopravvivere a due caricatori di proiettili esplosivi d'argento... vieni...' pensò Raistan, mentre Billith si avvicinava sempre di più, canticchiando un motivetto. Non sapeva quanto avrebbe resistito, le gambe e le braccia gli tremavano per la debolezza, ma mancava poco, davvero poco. Ancora qualche passo, coraggio... fatti sotto...
Bill lo superò di qualche metro, poi si bloccò di scatto, annusando l'aria. Nel momento in cui alzava la testa e si voltava, ringhiando, Raistan si lasciò penzolare a testa in giù come un pipistrello, puntandogli contro entrambe le Glock, per poi aprire il fuoco. Il suo nemico cominciò a sobbalzare, investito da un inferno di proiettili, mentre terribili strepiti gli sfuggivano dalla bocca. Finì contro la parete e scivolò a terra, lasciando una larga striscia insanguinata sull'intonaco sporco e scrostato, e Raistan si lasciò cadere a terra con una capovolta un po' meno agile del solito ma con un senso di trionfo che trattenne a stento.
Possibile? Tutto lì? Tenendo le pistole spianate davanti a sé si avvicinò al corpo inerte e gli toccò un piede con la punta dello stivale. Perché non si era ancora trasformato in poltiglia? Forse non lo aveva colpito al cuore... con tutto quell'argento sarebbe morto comunque, ma era meglio sveltire un po' le pratiche. Nel momento in cui gli puntava la pistola al centro del petto, la mano di Billith scattò, imprigionandogli il polso in una morsa d'acciaio. Raistan premette il grilletto, ma gli rispose soltanto un beffardo 'click' e una risata ancora più beffarda, e quando tentò di usare la seconda pistola, con la mano sinistra, ebbe la netta percezione delle ossa del polso che si frantumavano sotto la stretta implacabile di Billith. Urlò, ma abbatté l'arma contro il viso del suo avversario, una volta, due, tre, aprendogli uno squarcio nella tempia che tuttavia non riuscì a indebolire il suo sorriso folle. La pressione sul suo polso crebbe ancora, e il dolore fu tale da fargli cedere le gambe e da farlo crollare in ginocchio davanti a Bill che invece si stava rialzando.
“Bene, è così che ti voglio, in ginocchio davanti a me, ed è così che ti avrò. Sono molto felice di rivederti, olandese. Noi due abbiamo un conto in sospeso, ricordi?”
“Questa... questa volta potresti succhiarmelo un po'... tanto per cambiare... che ne dici, fighetta?” ringhiò Raistan, cercando nel contempo di rialzarsi, sempre con il polso nella presa ferrea del demone.
Billith non glielo permise. Gli torse il braccio, anzi, e spinse verso il basso, strappandogli un nuovo grido strozzato e ricacciandolo con le ginocchia a terra.
“Mi... mi hanno detto che... ahhh... adesso c'è una femmina dentro di te... magari a lei una... bella scopata... piacerebbe... sareste felici tutti e due... libera le due donne e te lo do, che ne...” ogni successiva considerazione di Raistan fu troncata da un manrovescio che lo spedì a due metri di distanza, sferrato con violenza estrema da Billith che sembrava ribollire di furia e lo fissava ringhiando, come se non sapesse in che modo dirigere la sua rabbia. Poi gli venne un'idea e un sorriso quasi dolce gli affiorò sul viso mentre si dirigeva con calma verso l'olandese a terra, che dava qualche cenno di ripresa. La devastazione inflitta dai proiettili sul suo corpo era ormai solo un ricordo.
“Sai qual è il tuo problema, olandese? Non sai mai quando tenere la bocca chiusa, ma io sono qui per aiutarti.”
Lo prese per i capelli e gli premette il palmo di una mano sulle labbra. Gli occhi di Raistan si spalancarono, colmi di terrore, e parvero farsi più grandi per ogni istante che passava, mentre lamenti via via più acuti, provenienti dal fondo della sua gola, echeggiavano nel corridoio lugubre e male illuminato. Sookie li sentì, così come sentì la risata agghiacciante di Bill. Capì che Raistan era stato sconfitto e cominciò a piangere in silenzio, per lui e per tutti loro.
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Iris (giovedì, 14 marzo 2013 22:30)
Lo sapevo! Me lo sentivo che facevo bene a controllare se era uscito qualcosa, e infatti...
woooooooooow Claudia e Lucia, che capitolo, sono stata tutta arricciata sulla sedia durante la lettura, terrificante!
E Raistan, no, ma vogliamo parlarne? Questo vampiro è un mito assoluto, ma è dotato di un'incoscienza che sfiora la follia. Chiedere certe cose a una specie di dea, mentre ti sta frantumando le ossa di un braccio!!!
Quindi adesso fatemi capire, gli ha fatto qualcosa alla bocca? Oddio che impressione! Poveriiiiino, non voglio!
Grande anche Sookie, a me nel tf non piace molto, ma qui è stata veramente tosta e gliel'ha cantate a quello schifoso!
Lo so, è un commento scombinato e da bimbetta, e dire che ho quasi 40 anni, ma sono ancora scossa, adesso vado a rileggerlo.
LuciaG (giovedì, 14 marzo 2013 22:44)
Aahahah Iris non ti preoccupare, a noi piacciono i commenti a caldo, e sembra proprio che questo capitolo ti abbia scaldato parecchio!
Sì, riguardo a Raistan, bisogna dire che quando distribuivano la prudenza lui doveva essere in vacanza....... ma il suo bello è anche questo!
Grazie per l'entusiasmo, alla prossima!
Aria (giovedì, 14 marzo 2013 23:06)
Eccoci qua: di male in peggio, come sempre quando il nano malefico scende in campo.
E, come sempre, ci lasciate in una situazione disperata, con l'aggravente che ora non c'è solo Eric per cui preoccuparsi...
Fra l'altro, ancora una volta, la tecnologia tradisce: niente campo per il cellulare e nessuna possibilità di inoltrare una richiesta di aiuto a Shibeen o un ultimo saluto consolatorio ad Emma.
Sospettavo che né il coraggio né le Glock caricate ad argento sarebbero state risolutive: figuriamoci se quel vigliacco di Billith si sarebbe esposto, se non fosse stato più che certo di uscirne indenne!
Ma ho comunque apprezzato il lodevole tentativo di Raistan ed il suo ricordargli i loro giulivi trascorsi: fa comunque piacere notare che hanno lasciato un bel ricordo indelebile, perfino dopo la metamorfosi.
E' l'unica consolazione, in un momento in cui, mi sa, Raistan rimpiange perfino le fate incontrate in occasione dell'ingaggio.
Semplicemente fantastico, poi, il modo in cui il Briarcliff sembra animarsi di diabolica vita propria, confondendolo ancora di più.
Quanto mi sarebbe piaciuto se anche in AHS ne avessero sfruttato altrettanto bene il potenziale.
E' davvero l'ambientazione perfetta per Billith. Altro che suor dimonio!
Claudia (giovedì, 14 marzo 2013 23:14)
Oddeo, non lo nominare, che lo Dimonio arriva quando meno te lo aspetti e non siamo ancora fuori pericolo... aiut!
No, a parte gli scherzi, di demonio basta e avanza Billo in versione nano malefico e posseduto. Nel prossimo capitolo scopriremo cosa è successo alla bocca di Raistan, e non sarà bello.
Iris (giovedì, 14 marzo 2013 23:17)
Ah, Aria mi ha ricordato l'Ingaggio, volevo dire che l'ho letto tutto d'un fiato e mi sono scompisciata dalle risate a leggere del trattamento che Raistan aveva riservato a Bill, ma capisco che adesso che ha l'occasione per fargliela pagare non la sprecherà. Spero solo che non lo ripaghi con la stessa moneta, se è così ditemelo, perchè mi rifiuto di leggere!
Mamma mia, devo proprio mettermi a guardare questo American Horror Story, anche se da quanto dice Aria lo avete usato meglio voi!
Aria (giovedì, 14 marzo 2013 23:21)
Comunque se avrò qualche incubo sarà anche un pò colpa vostra. Sappiatelo. ;)
Mabel (giovedì, 14 marzo 2013 23:28)
Ecco si pibblica nell'unica sera in cui esco!!! :D
Davvero inquietante l'atmosfera del manicomio, aveva qualcosa dell'Overlook di Shining. Concordo con Aria, la tecnologia quando serve non ci supporta mai. Sarebbe stato davvero provvidenziale scoprire il modo di annientare Lilith ( epossibilment eil nano malefico con lei, mica che questo rimane vivo e chiede scusa per le cose cattive che ha fatto ma povero era posseduto !!>:|). Sarebbe stato troppo bello eliminarlo con poco sforzo... i cattivi hanno l'irritante vizio di morire con relativa difficoltà ( di solito... ne ho in mente uno che fa eccezione ma non voglio spoilerare nulla). Il gesto di Billith sulla bocca di Raistan mi ha fatto pensare ai dementors di Harry Potter... uno scenario a dir poco terribile
LuciaG (giovedì, 14 marzo 2013 23:31)
@Aria: Se Raistan rimpianga addirittura le fate non lo so, di certo si darebbe dei pugni in testa per essersi di nuovo fatto coinvolgere pur avendo avuto una vaga idea di quello a cui andava incontro se l'orrendo Compton fosse riuscito a mettere le mani su di lui. Eppure in fondo è un generoso, e se non fosse andato non si sarebbe sentito bene con se stesso.
A me comunque l''immagine di lui che si lascia penzolare a testa in giù con le pistole spianate ha attizzato parecchio, e mi ha ricordato una scena di Leon con il grande Jean Reno...
LuciaG (giovedì, 14 marzo 2013 23:42)
@Mabel: il postaggio nella tua sera mondana non è stato voluto, sorry, ma c'era Aria in crisi d'astinenza, anche se adesso si lamenta e tenta di farci sentire in colpa. Bel commento, mi sono piaicuti i riferimenti all'Overlook e anche ai Dissennatori, mi hai fatto venire la pelle d'oca!
Ma chi è il cattivo di cui parli?
Mabel (giovedì, 14 marzo 2013 23:50)
@Lucia: comunicherò il nome del cattivo solo dopo la pubblicazione del 4 libro!