Qui di seguito troverete i primi capitoli di Ascesa alle Tenebre, il primo libro che compone la tetralogia di RVH.
Non li posterò tutti assieme, quindi...tornate a trovarmi.
Buona lettura!
PROLOGO
Parigi, 20 Aprile.
Mi chiamo Raistan Van Hoeck.
Sono un vampiro.
Forse qualcuno di voi avrà già sentito parlare di me, visto che la cronaca della serata che mi è quasi costata la vita è apparsa come racconto di fantasia in una raccolta: unico argomento, il soprannaturale. Per chi non ne sapesse niente, circa tre mesi fa sono stato salvato da un attacco dei miei eterni avversari, i licantropi, da una gentile famiglia di umani e dal successivo, insperato intervento dei fratelli del Clan cui appartengo, i Diurni.
Non esagero nell’affermare che quest’evento ha rimesso in discussione tutta la mia esistenza e il suo significato. Nei giorni trascorsi da allora, mentre affrontavo la lenta e dolorosa convalescenza che mi ha condotto alla guarigione, ho tentato di ripercorrere con la memoria i 305 anni che compongono la mia vita finora, spesso con risultati deludenti. Mentre mi trovavo in compagnia degli umani, mi sono reso conto di quanto raramente, in questi tre secoli, io mi sia concesso di ripensare al passato, sia al periodo che precede la mia trasformazione, sia a quello successivo. Mi sono accorto che interi decenni della mia esistenza erano stati quasi cancellati dalla mia memoria e con essi i sentimenti che li permeavano. Non ricordavo più il volto dei miei genitori, di mio fratello, non sapevo neanche più dire con sicurezza se mai avessi avuto dei fratelli; tutto quello che riguardava la mia vita da umano, nonché i miei primi duecento anni come vampiro, erano stati inghiottiti da un buco nero di dimensioni apocalittiche.
Ho deciso che non potevo più accettare questo stato di cose, questa vita unidimensionale che stavo vivendo, così, nelle lunghe settimane in cui non potevo far altro che sorseggiare sacche di sangue e contorcermi per il dolore, ho imposto alla mia memoria di scendere sempre più in profondità dentro me stesso per ritrovare quello che avevo perso. Ho scovato momenti di vera crudeltà, di follia totale, mi sono obbligato ad analizzare i sentimenti che questi eventi mi provocavano – ahimè, il rimorso per la maggior parte di essi non è nelle mie corde e questo dovrebbe dirla tutta sulla mia bontà d’animo – ma ho anche ricordato cose piacevoli, quelle sensazioni che dagli Andrews non ero riuscito a evocare: anch’io ho amato e sono stato amato, e questa consapevolezza, da sola, dà un senso alla mia esistenza. Quale, lo giudicherete voi, se avrete la volontà e la pazienza di seguirmi nel lungo viaggio che mi appresto a compiere.
Mettetevi comodi, il sole è tramontato e un vampiro è ansioso di raccontare la sua storia.
___________________________________________________________________
Eccovi il capitolo 7, uno di quelli più significativi, perchè conduce direttamente al luogo e al tempo in cui il destino di Raistan umano si compirà.
Ladies and gentlemen, please, enjoy the show!
7
VECCHIA MORTE, NUOVA VITA
In uno dei miei solitari vagabondaggi serali, avevo scoperto una fumosa taverna sprofondata in un seminterrato.
Solo che era più di una taverna.
Attraverso una piccola porta accanto al bancone, si accedeva a un mondo parallelo molto più oscuro, ma l’ingresso era a discrezione dell’enorme buttafuori che vi stazionava davanti in pianta stabile.
La prima sera, notai subito l’andirivieni delle persone che si infilavano nella porticina, dopo aver superato l’esame del bestione. Chiesi all’oste dove andasse tutta quella gente, ma lui, dopo avermi squadrato con aria ostile, mi consigliò di tornarmene alla mia birra. Il germe della curiosità si era ormai impossessato di me; finii la birra, uscii e mi appostai lì fuori, un po’ nascosto. Quando uno dei tizi cui avevo visto varcare il misterioso confine uscì, lo avvicinai e gli offrii cinque scellini per dirmi cosa succedeva là dentro e che cosa bisognava fare per essere ammessi. La lingua gli si sciolse all’istante. «Fanno combattimenti a mani nude, amico, a volte qualcuno ci rimane secco. Per entrare bisogna sapere la parola d’ordine, cambia ogni sera. Domani sarà Westminster, se t’interessa.»
Lo ringraziai e me ne andai a casa, deciso a ritornare la sera dopo per dare un’occhiata. Non avevo mai visto un combattimento, anche se ne avevo sentito parlare, visto che a Londra erano piuttosto diffusi, soprattutto nelle fasce più basse della popolazione. In genere erano poveri disperati disposti a massacrarsi per pochi penny. La cosa tuttavia esercitava su di me una strana attrattiva e per tutto il giorno seguente, al lavoro, non feci altro che pensarci e ripetermi la parola d’ordine per paura di dimenticarla. La sera, ignorando le proteste di Kristen che mi voleva trattenere in casa, tornai alla taverna, l’“Hammerfall”, ordinai una birra e mi diressi verso il mio amico buttafuori.
«Di nuovo qui, biondo?»
«Sembra proprio di sì. Westminster, giusto?»
Scrivi commento