Londra, 23 novembre
Buonasera, accomodati, ci sono alcune cose che desidero mostrarti. La prima è un appartamento, una grande mansarda nel quartiere di Soho, a Londra. In questo momento è immerso nell’oscurità, dato che sono le 3.30 del mattino, e non potrai cogliere il gioco di nero, grigio e bianco, con un tocco di rosso qua e là, che veste ogni elemento al suo interno.
Se ci fai caso, l’oscurità è completa, a parte un bagliore biancastro. La fonte di questa luce è lo schermo di un computer su una scrivania, sotto una delle finestre spioventi. Seduta davanti ad esso, una figura sembrerebbe del tutto immobile, ma se osassi avvicinarti, ti accorgeresti che così non è: le dita delle mani bianchissime e solcate di vene danzano sulla tastiera e gli occhi, inquietanti occhi azzurri screziati di rosso, con la pupilla allungata, da rettile, guizzano avanti e indietro sul monitor. La luce rende il colorito del nostro ospite ancora più spettrale. Non si sente alcun rumore, soltanto il ticchettio sommesso dei tasti, nemmeno il suono ritmico di un respiro. La persona che sta scrivendo, infatti, non ha bisogno di respirare e quand’è così concentrata si dimentica di farlo, anche per ore di fila.
Vorrei che spostassi la tua attenzione su un oggetto sulla scrivania, accanto al computer: un grosso bicchiere colmo di un liquido scuro, quasi nero. Potresti pensare che sia vino, sarebbe la cosa più logica, anche se qualche intenditore storcerebbe il naso per la scelta del nostro misterioso amico in fatto di bicchieri. Un esemplare del genere sarebbe perfetto per un frullato, o una bella Coca-Cola gelata, non certo per un vino di classe. T’invito, tuttavia, a prestare attenzione mentre il nostro ospite solleva il bicchiere in questione e lo porta alle labbra, traendone due lunghi sorsi. Il livello del misterioso liquido scuro è ora circa la metà rispetto a prima, mentre, sulla parete di vetro rimasta libera si possono notare cupe striature, che nessun vino o nessuna bibita potrebbe mai lasciare. Mentre ti stai ancora chiedendo quale misterioso intruglio possa aver scelto il nostro ospite per accompagnare il suo lavoro, ti chiederei di avvicinarti il più possibile per cogliere altri dettagli su di lui. Poiché la parte superiore del suo corpo è nuda, potresti notare il gran numero di cicatrici che gli solcano la schiena, e, quando si abbandonerà contro lo schienale della sedia e porterà le braccia dietro la testa per stirarsi, noterai forse anche quelle sul torace, di natura diversa e più recente. E se sarai molto, molto attento e saprai sfruttare appieno la luminescenza del monitor, nel momento in cui aprirà la bocca per sbadigliare potrai cogliere anche un altro dettaglio, quello che di certo t’indurrà ad allontanarti alla svelta e a dirigerti verso la porta: due enormi canini acuminati in una dentatura altrimenti perfetta.
Quello che stai osservando è proprio ciò che temi che sia: un vampiro. Questa è la sua casa, questo è il modo che ha scelto per trascorrere il tempo libero, e quello sulla scrivania, nel bicchiere, non è altro che sangue. Forse iniziavi ad avere qualche sospetto, vero? Adesso puoi scegliere: prendere una sedia e accomodarti al suo fianco, per farti illustrare il lavoro che sembra coinvolgerlo così intensamente, oppure – più saggio, ma meno interessante – aprire la porta lì davanti a te e lasciare l’appartamento. Se il vampiro si volterà a guardarti, non avrai scelta, dovrai restare. Lui ottiene sempre quello che vuole, e le scorte di sangue nel suo freezer stanno finendo. Prima di questo, tuttavia, potresti riuscire a dare una sbirciata alle pagine che ha scritto e decidere di restare di tua spontanea volontà, naturalmente a tuo rischio e pericolo. Potresti allungare una mano verso di lui e presentarti, ma non aspettarti che te la stringa. Più probabilmente la guarderà con le sopracciglia inarcate, come se stesse osservando una nuova specie d’insetto, e poi tornerà a dedicare la sua attenzione allo schermo, magari scrollando la testa con aria vagamente disgustata. Se invece lo troverai in uno stato d’animo più propizio, potresti scoprire anche il suo nome, la sua età e il suo paese d’origine. Fai tesoro di queste informazioni, non sono cose che rivela a chiunque, ma sappiamo tutti che non andrai in giro a raccontarle, giusto?
Ti dirà di chiamarsi Raistan Van Hoeck, di avere 307 anni, e di essere Olandese. Questo è ciò che devi sapere per iniziare, non ti serve altro, a parte forse che… quel vampiro sono io e che questa è la seconda parte della mia storia.