gio
27
giu
2013
Con questa malinconica raccolta di pensieri random, Raistan ed io vi diamo appuntamento a Settembre, quando entreremo nel vivo dell'attesa per RVH II.
Per sicurezza, comunque, date un'occhiata ogni tanto, la Musa dorme poco, in questo periodo, per mia fortuna. Buone vacanze e buona lettura!
Certe notti, vorrei solo che la coperta nera dell’oscurità che mi avvolge da 300 anni si sollevasse, per poter vedere di nuovo la luce del giorno.
Certe notti, vorrei che la gente che mi sfila vicino, silenziosa e immersa nei suoi pensieri, non cambiasse strada senza nemmeno rendersi conto di farlo. Vorrei incontrare lo sguardo di qualcuno e trovarvi non paura, ma simpatia.
Certe notti, vorrei poter non leggere nella mente delle persone, per non percepire più nulla. Non più odio, non più dolore, nemmeno più amore o felicità, per non sentirmene irrimediabilmente escluso.
Certe notti vorrei passarle in un locale qualsiasi, con amici qualsiasi, a parlare di donne, di macchine e di stronzate maschili. Vorrei pacche sulle spalle. Vorrei programmare vacanze in moto, a scopare e a dormire sotto le stelle, e non starmene chiuso in un edificio più vetusto di me, a tentare di scongiurare l’estinzione della mia razza.
Vorrei rendere felice la mia donna e non costringerla a vedere sempre nuove ferite affiorare sul mio corpo. Vorrei che l’unico colore che tinge le sue dita fosse quello che ha scelto per rinnovare la nostra casa, e non il rosso del mio sangue.
Vorrei poterle dire che va tutto bene, quando non so nemmeno se vedrò sorgere il domani.
Certe notti vorrei avere tutte le risposte, anche a quelle domande che mi pongo da tre secoli a questa parte: perché sono dovuto crescere sentendomi sbagliato, perché il destino ha voluto fare di me quello che sono, perché sta succedendo quello che sta succedendo e perché esistono i One Direction, per dirne solo alcune.
Certe notti invece non vorrei, perché temo che le risposte mi terrorizzerebbero ancora di più del non sapere.
Certe notti, tipo questa, vorrei non passare davanti a una casa e sentire il pianto di un bambino maltrattato. Vorrei che i miei sensi non si saturassero di furia e di voglia di far male, spingendomi ad entrare in quella casa, individuare il responsabile di azioni tanto vili e massacrarlo fino a fargli chiedere pietà. Pietà che non avrò, così come lui non ne ha avuta per quel povero bimbo indifeso, in lacrime nel suo lettino, dimenticato da una madre troppo fatta per rendersi conto della bestia che è l’uomo che l’ha ingravidata, che si sente in gamba a picchiare un piccolo di pochi anni, la cui unica colpa è quella di stare al mondo. Vorrei prendere la testa di questo bastardo e sbatterla contro il muro così tante volte da ridurla come il guscio di un uovo scoppiato. Beh, di grazia, perché no? Frammenti di osso, materia cerebrale e capelli spiaccicati sulla parete grigia di sporco e di trascuratezza. Almeno adesso c’è un po’ di colore.
Non piangere, piccolo, non piangere. Domani andrà meglio, domani tua madre sarà una persona nuova e si occuperà di te come ti meriti, ci penserò io a far sì che succeda. Le lancerò un glamour così potente che dimenticherà chi è stata finora per trasformarsi in qualcuno di completamente diverso. Qualcuno a cui importa. Di se stessa e di te. Dormi, piccolo, e fai bei sogni. I mostri se ne sono andati. Anche questo che ti sta tenendo in braccio tra poco se ne andrà. Dormi.
Certe notti vorrei soltanto perdermi nell’abbraccio di qualcuno che mi ama. A volte i desideri si realizzano, caro lettore, e io me ne torno a casa da Shibeen.
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27
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2013
Con questa malinconica raccolta di pensieri random, Raistan ed io vi diamo appuntamento a Settembre, quando entreremo nel vivo dell'attesa per RVH II.
Per sicurezza, comunque, date un'occhiata ogni tanto, la Musa dorme poco, in questo periodo, per mia fortuna. Buone vacanze e buona lettura!
Certe notti, vorrei solo che la coperta nera dell’oscurità che mi avvolge da 300 anni si sollevasse, per poter vedere di nuovo la luce del giorno.
Certe notti, vorrei che la gente che mi sfila vicino, silenziosa e immersa nei suoi pensieri, non cambiasse strada senza nemmeno rendersi conto di farlo. Vorrei incontrare lo sguardo di qualcuno e trovarvi non paura, ma simpatia.
Certe notti, vorrei poter non leggere nella mente delle persone, per non percepire più nulla. Non più odio, non più dolore, nemmeno più amore o felicità, per non sentirmene irrimediabilmente escluso.
Certe notti vorrei passarle in un locale qualsiasi, con amici qualsiasi, a parlare di donne, di macchine e di stronzate maschili. Vorrei pacche sulle spalle. Vorrei programmare vacanze in moto, a scopare e a dormire sotto le stelle, e non starmene chiuso in un edificio più vetusto di me, a tentare di scongiurare l’estinzione della mia razza.
Vorrei rendere felice la mia donna e non costringerla a vedere sempre nuove ferite affiorare sul mio corpo. Vorrei che l’unico colore che tinge le sue dita fosse quello che ha scelto per rinnovare la nostra casa, e non il rosso del mio sangue.
Vorrei poterle dire che va tutto bene, quando non so nemmeno se vedrò sorgere il domani.
Certe notti vorrei avere tutte le risposte, anche a quelle domande che mi pongo da tre secoli a questa parte: perché sono dovuto crescere sentendomi sbagliato, perché il destino ha voluto fare di me quello che sono, perché sta succedendo quello che sta succedendo e perché esistono i One Direction, per dirne solo alcune.
Certe notti invece non vorrei, perché temo che le risposte mi terrorizzerebbero ancora di più del non sapere.
Certe notti, tipo questa, vorrei non passare davanti a una casa e sentire il pianto di un bambino maltrattato. Vorrei che i miei sensi non si saturassero di furia e di voglia di far male, spingendomi ad entrare in quella casa, individuare il responsabile di azioni tanto vili e massacrarlo fino a fargli chiedere pietà. Pietà che non avrò, così come lui non ne ha avuta per quel povero bimbo indifeso, in lacrime nel suo lettino, dimenticato da una madre troppo fatta per rendersi conto della bestia che è l’uomo che l’ha ingravidata, che si sente in gamba a picchiare un piccolo di pochi anni, la cui unica colpa è quella di stare al mondo. Vorrei prendere la testa di questo bastardo e sbatterla contro il muro così tante volte da ridurla come il guscio di un uovo scoppiato. Beh, di grazia, perché no? Frammenti di osso, materia cerebrale e capelli spiaccicati sulla parete grigia di sporco e di trascuratezza. Almeno adesso c’è un po’ di colore.
Non piangere, piccolo, non piangere. Domani andrà meglio, domani tua madre sarà una persona nuova e si occuperà di te come ti meriti, ci penserò io a far sì che succeda. Le lancerò un glamour così potente che dimenticherà chi è stata finora per trasformarsi in qualcuno di completamente diverso. Qualcuno a cui importa. Di se stessa e di te. Dormi, piccolo, e fai bei sogni. I mostri se ne sono andati. Anche questo che ti sta tenendo in braccio tra poco se ne andrà. Dormi.
Certe notti vorrei soltanto perdermi nell’abbraccio di qualcuno che mi ama. A volte i desideri si realizzano, caro lettore, e io me ne torno a casa da Shibeen.